3581 Usare il Dono dell’intelletto
19 ottobre 1945: Libro 46
Il Dono dell’intelletto dev’essere usato in ogni modo. L’uomo lo deve usare in modo terreno per vivere nel giusto Ordine e per la Benedizione dei prossimi ed adempiere il suo compito terreno, come l’intelletto deve anche essere usato per affrontare il compito spirituale. Perché l’uomo porta la responsabilità per la sua anima e per poterne rispondere dev’essere in grado di tener separato bene e male e perciò deve anche soppesare e considerare intellettualmente tutto ciò che succede intorno a lui per prenderne posizione nel cuore. Deve sapere ciò che Dio esige da lui durante la durata della sua vita terrena; questo sapere dev’essergli sottoposto e lui stesso lo deve elaborare intellettualmente, prima che vi si possa predisporre. Per questo motivo Dio ha dato l’intelletto all’uomo e solo l’utilizzo del suo intelletto può portare alla maturazione la sua anima. E così l’uomo è anche obbligato a riflettere sul patrimonio spirituale che gli viene trasmesso. Il sapere spirituale che gli viene sottoposto e che accetta senza esaminarlo, per lui non è ancora nessun sapere. Allora esegue solo meccanicamente ciò che può promuovere il suo sviluppo verso l’Alto, se esegue i doveri che questo sapere pretende da lui. Dev’essere iniziato assolutamente la propria attività mentale, prima che per lui sia un vero sapere che gli procura un vantaggio per la sua anima. E l’attività d’intelletto dev’essere utilizzata nel modo giusto, cioè a Dio dev’essere chiesto il Consiglio, a Lui si deve chiedere l’Assistenza, l’illuminazione dello spirito, il pensare giusto, cioè veritiero. Perché l’attività d’intelletto nei suoi risultati può anche condurre nell’errore, appena l’uomo stesso si considera capace di sondare tutto tramite il suo intelletto. La volontà dell’uomo è libera e questa libertà deve anche essere illimitata, affinché l’uomo possa pensare in modo giusto e sbagliato, cioè che il giusto pensare dipende pure dalla sua volontà. E dato che tutto è ordinato e corrisponde alla Legge divina solamente, quando è nella stessa Volontà con Dio, questa volontà deve dapprima essere rivolta a Dio, affinché anche il pensare sia ordinato. Quindi Dio non può mai Essere escluso, come però nemmeno la propria attività d’intelletto non deve mai essere esclusa per giungere nel possesso della Verità. Il patrimonio spirituale trasmesso sarà quindi di valore per l’uomo solamente, quando lui stesso ne ha preso posizione e questo dopo la seria riflessione sotto l’Aiuto di Dio. Questo è il giusto utilizzo del Dono dell’intelletto che non deve mai essere escluso, perché l’uomo deve rispondere anche per il suo pensare e perché la giusta fede convinta può essere conquistata solo attraverso un’elaborazione intellettuale. Chi accetta spensieratamente ciò che gli viene offerto come patrimonio spirituale, non potrà chiamare sua una fede viva, ma solo una fede formale che non resiste a nessuno scuotimento, perché l’uomo non può sostenere ciò che possiede come patrimonio spirituale, se non è diventato contemporaneamente anche attivo il suo intelletto ed ha elaborato quel patrimonio spirituale. Sarà sempre certo dell’Assistenza di Dio se Gliela chiede, perché Dio E’ sempre disposto di agire sull’uomo tramite il Suo spirito, di ordinare il suo pensare e guidarlo nel modo giusto, ma vuole che sia richiesto il Suo Aiuto, perché ciò comunica la volontà rivolta a Lui che in tutta libertà deve tendere alla perfezione per diventare beato.
Amen
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