1943 La via della carne - Il sapere antecedente - Il servire
7 giugno 1941: Libro 28
La via della carne dev’essere percorsa da ogni essere che vuole diventare libero dallo stato legato. Finché l’essere non ha percorso la vita terrena nell’incorporazione come uomo, non può entrare libero e slegato nel Regno spirituale. Ma anche l’essenziale aspirerà all’incorporazione come uomo per diventare definitivamente libero dalla costrizione, che significa per l’essenziale ogni forma esteriore. E perciò intraprende con pieno assenso la lotta terrena. Si sente all’altezza del compito e non teme e perciò le anime spingeranno per venir generate nella carne, per poter assolvere il loro ultimo compito. Dapprima è stata loro mostrata la via terrena ed anche il grado di maturità, che possono conquistare attraverso questa vita terrena. Inoltre viene loro anche presentata la misura di Grazia, che rende loro possibile la maturazione, e perciò l’anima non indugia ad iniziare l’ultimo percorso, benché le venga ora tolta la consapevolezza della pre-formazione dell’anima ed ora inizia l’esistenza terrena nella pienissima ignoranza. Più l’anima era dapprima volenterosa di servire, più è ora all’altezza delle pretese terrene, cioè affronterà con successo anche la vita terrena, dato che ha dichiarata la sua disponibilità di redimersi attraverso il servire. L’uomo capiterà ora in situazioni di vita, dove la volontà in lui di servire verrà scossa; imparerà a conoscere la vita con tutte le gioie e piaceri, ed ora l’anima deve dimostrare, se è sempre ancora pronta a servire, perché deve passare attraverso resistenze ed affermarsi verso queste. Ora mette in atto la volontà dapprima coltivata, e soltanto questa le procura la libertà. La volontà di servire le ha procurata la Grazia dell’incorporazione come uomo, ma la volontà attiva la fa di nuovo diventare libera dall’ultima forma. Se però la volontà non diventa attiva, allora si è conquistata in certo qual modo illegittimamente l’incorporazione come uomo; non ha adempiuto quello che ha promesso di fare. E lei stessa porta la sofferenza, perché l’ora della liberazione dalle catene dello spirito non ha ancora suonata per lei, benché attraverso la morte del corpo diventa apparentemente libera dalla sua forma esteriore. Porta con sé la forma di là, nell’Eternità, cioè percepisce le catene dello spirito ancora precisamente tormentose come prima il corpo terreno. Deve sentire le catene così a lungo, finché non si decide di servire nell’amore. A nessun essere può rimanere risparmiata la via sulla Terra nella carne; ma nemmeno il servire nell’amore gli può rimanere risparmiato, e se non lo fa sulla Terra, allora si prolunga solo il suo stato legato e veramente il tempo terreno, perché l’anima che è immatura, non potrà staccarsi dalla Terra, finché non ha compiuto la sua attività servente, benché abbia già abbandonata la Terra. Ma la volontà di servire sarà sovente solo molto debole nell’aldilà. E ci vorrà la doppia Forza a portare all’esecuzione questa volontà. E perciò è molto più difficile diventare definitivamente liberi come sulla Terra, dove la minima volontà procura all’uomo la Forza da Dio e così può adempiere senza fatica il suo compito terreno, di servire nell’amore, per diventare definitivamente libero dalla forma.
Amen
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