7432 La sensazione per il bene e per il male
19 ottobre 1959: Libro 78
Ognuno è in grado di discernere il bene dal male, se soltanto pensa all’effetto su sé stesso, se pensa a ciò che serve a lui stesso per il benessere oppure gli crea apertamente un disagio, per non parlare di certi procedimenti che causano con evidenza dei danni o grandi sofferenze. L’uomo saprà sempre quello che gli serve per il meglio, cosa augura a sé stesso oppure ciò che respingerebbe da sé, quando lui stesso fosse la meta di attacchi oppure anche di buone azioni di un prossimo. L’uomo sa molto bene ciò che è giusto o ingiusto, per cui gli sono stati dati anche i comandamenti dell’amore, che richiedono ancora una volta di fare ciò che nell’uomo è nascosto lievemente come la sensazione, a cui lui però non bada sempre. Perciò i Comandamenti divini dell’amore gli devono far notare i suoi obblighi verso Dio ed il prossimo. Deve imparare a vivere consapevolmente, sempre con la scala dei Comandamenti divini nella sua conduzione di vita.
Come sensazione sa molto bene, che il prossimo richiede da lui la stessa cosa che desidera lui dall’altro: venirsi incontro amorevolmente e rispettare ciò che gli appartiene, come però anche l’aiuto quando il prossimo ne ha bisogno, perché nella stessa situazione gli sarebbe anche grato per lo stesso riguardo che trova da lui, per la comprensione, per le proprie miserie. L’uomo deve sempre soltanto mettersi al posto del prossimo ed allora saprà anche, che cosa è giusto in ogni caso. Ora decide però la misura dell’amore dell’io, che domina ancora l’uomo, perché anche se sa che cosa deve fare e che cosa è bene dinanzi agli Occhi di Dio, il suo amore dell’io può però essere così forte, che non è in grado di portare un sacrificio a favore del prossimo. Allora deve usare una grande violenza, per vincere il suo amore dell’io a vantaggio del prossimo, ma non si può dire che non fosse capace di discernere il bene dal male, che non sapesse, che è obbligato verso il prossimo, ma proprio il suo sapere ingrandisce il peccato dell’omissione che commette, se non lenisce la miseria del suo prossimo, anche se ne è capace, perché lo ostacola soltanto il suo ultragrande egoismo di svolgere un’opera d’aiuto, ma lui sa che la dovrebbe compiere secondo la Volontà di Dio e del Suo Comandamento dell’amore. Lui sa com’è essere lui stesso nella miseria ed allora è grato per ogni aiuto. Così deve anche pensare al prossimo nella sua miseria e non negargli l’aiuto, anche quando gli costa un sacrificio del superamento. La sua opera d’amore viene però valutata di più e sarà ricompensato ciò che ha fatto per amore per il prossimo.
Quindi, ogni uomo potrà comprendere i divini Comandamenti dell’amore, perché in ogni uomo esiste il sentimento per il giusto e per l’ingiusto, per il bene e per il male, come non potrà nemmeno “peccare impunemente”, perché riconoscerà sempre la sua ingiustizia sul prossimo. Dapprima lo deve trattenere l’amore per il prossimo da un procedere peccaminoso verso di lui, deve combattere il disamore, allora la via non sarà più lunga fino all’esercizio dell’amore al prossimo, perché la scintilla d’amore è in lui, e si accenderà anche facilmente, quando si astiene da tutte le azioni empie contro il prossimo e lo vuole quindi preservare da danni di ogni genere. Allora non è più lontano per dimostrargli dei servizi d’amore, perché mette sé stesso al posto del prossimo che si trova nella miseria ed ora lo vuole anche aiutare. Bene e male, giusto ed ingiusto, devono venir separati coscientemente, l’uno dev’essere combattuto, all’altro si deve tendere. Allora la via non è più lunga fino all’attività disinteressata nell’amore, perché allora l’uomo è di buona volontà ed agirà nella Volontà di Dio, agirà, penserà e parlerà secondo i Comandamenti dell’amore per Dio e per il prossimo.
Amen
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