Fonte: https://www.bertha-dudde.org/it/proclamation/7116

7116 L’umile preghiera – L’arroganza, parte dell’avversario

9 maggio 1958: Libro 76

PresentateMi soltanto in tutta l’umiltà le vostre faccende e troverete certamente il Mio Orecchio aperto, perché l’umiltà del cuore ha per conseguenza che l’uomo parli come un figlio a suo Padre, che la sua preghiera non è una pretesa, ma una richiesta che Io adempio soltanto troppo volentieri. Appena l’uomo conduce accanto alla sua vita terrena anche una vita spirituale, appena i suoi pensieri non sono rivolti esclusivamente al mondo, ma quando l’uomo si ricorda in mezzo al mondo sempre del suo Padre celeste, stabilirà anche presto il giusto rapporto con Lui. Mi riconoscerà come suo Dio e Creatore e perciò si rivolgerà a Me in tutta umiltà, ma verrà sempre a Me, quando lo opprimono preoccupazioni terrene o spirituali, perché sa che soltanto Io posso procurargli l’Aiuto. E perciò Mi prega nella fiducia infantile e non farà davvero nessuna preghiera sbagliata.

Un uomo umile ha già intrapreso la via del ritorno a Me, perché ciò che ha tenuta la sua anima separata da Me attraverso tempi infiniti, era l’arroganza come parte del Mio avversario, il quale ha seguito una volta nell’abisso. Quindi ogni uomo che fa riconoscere in sé ancora una scintilla d’arroganza, si trova ancora sotto il potere del Mio avversario e se prima non ha deposto questa caratteristica, che si comporta arrogantemente verso di Me, non potrà essere nemmeno accettato da Me, perché così egli stesso erige la barriera e non stabilirà proprio il giusto rapporto verso il Padre, perché per questo serve l’umiltà del cuore.

Finché l’uomo si ribella di entrare nell’umiltà del cuore nei Miei Confronti, fino ad allora non potrà nemmeno pregarMi fiducioso, la sua preghiera sarà piuttosto una pretesa, indotta dal sentimento della propria impotenza di poter aiutare sé stesso. Ed una tale preghiera è sbagliata, non raggiungerà il Mio Orecchio, perché manca il collegamento interiore del figlio verso il Padre, il rapporto di fiducia che Mi costringe pure di ricompensare il figlio secondo la sua richiesta. Il riconoscimento di un Dio e Creatore può essere il risultato del pensare d’intelletto, che comunque non deve necessariamente essere una dimostrazione, che l’uomo abbia già rinunciato alla predisposizione d’animo arrogante verso questo “Dio e Creatore” riconosciuto da lui. Se invece vengo riconosciuto come “Padre”, là è vinta anche l’arroganza, l’uomo sente la sua bassezza di fronte a Me, ma viene lo stesso a Me, perché in un cuore umile dimora anche l’amore, che quindi Mi ha riconosciuto e spinge verso Me. Allora posso anche riversare la Mia Grazia su un tale figlio, che riceve grato dalle Mie Mani e che lo aiuta sempre a diminuire la distanza da Me.

E’ qualcosa di significativo, quando un uomo ha deposto la sua arroganza, quando egli stesso si sente piccolo e ciononostante può essere ricompensato particolarmente da Me. Perché in Verità ora è diventato Mio figlio, che presto può anche raggiungere quel grado di Luce che possedeva una volta, perché le sue preghiere sono prevalentemente rivolte al bene spirituale, si rivolgerà bensì fiducioso a Me anche nelle miserie terrene, ma il suo progresso spirituale è la maggiore preoccupazione e non cesserà mai di chiedere l’Aiuto, affinché raggiunga la sua meta sulla Terra. Soltanto un uomo veramente umile può rivolgere a Me una tale preghiera, perché costui riconosce le sue debolezze ed errori.

Dovete tuttavia anche discernere fra umiltà interiore e sottomissione esposta solamente esteriormente, che davanti a Me non ha valore e non può procurarvi nemmeno nessun apporto di Grazia. Perciò ogni uomo stesso deve sottoporsi ad una critica, su com’è il suo pensare e percepire interiore. Sarà soltanto per la sua benedizione, quando cerca di purificarsi da ogni pensiero arrogante, quando cerca di sottrarsi al potere di colui la cui arroganza lo ha fatto una volta cadere.

Amen

Tradotto da Ingrid Wunderlich